Grazie Matteo, da oggi siamo tutti un po' più Piccoli

Vanoli
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Ci sono pezzi che sai che scriverai, ma vorresti non farlo mai.
Ci sono comunicati che sai che leggerai, ma vorresti non farlo mai.
Ci sono giocatori che sai che saluterai, ma vorresti non farlo mai.

Il primo ricordo che ho di Matteo Piccoli è il giorno del comunicato del suo arrivo: lo ammetto, mea culpa, non lo conoscevo. Mezz’ora dopo la bacheca Vanoli era inondata di commenti dei suoi ex tifosi di San Severo; incredibile vedere la scia di affetto che si era lasciato dietro andandosene dai gialloneri per approdare in biancoblu.

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Due anni difficili da condensare in poche righe (benchè tutti sappiate che il dono della sintesi non rientra esattamente tra le skills della scrivente non posso scrivere un romanzo a puntate), due anni potentissimi all’interno della storia della Vanoli, che lui ha marchiato indelebilmente, non solo come giocatore ma soprattutto come persona.

Matteo sorride. Lo fa spesso ed altrettanto velocemente passa ad un’espressione assorta, a volte persa nei suoi pensieri.
Matteo è disponibile con tutti, cordiale con gli adulti, impagabile con i piccini; Matteo è curioso, ha la mente aperta, gira Cremona a piedi, si infila nei musei, scatta foto ai panorami, sale sul Torrazzo, va in biblioteca.
Matteo è umile, mai una parola fuori posto, ma allo stesso tempo è ambizioso, vuole imparare, vuole migliorare; è raro vederlo rientrare in panchina senza aver qualcosa da dire o da ascoltare dal suo coach.
Matteo è uno, nessuno, centomila. Matteo è un sognatore che ha imparato come fare per rendere i suoi sogni solidissime, e splendidissime (licenza poetica, le emozioni non sono semplici da controllare) realtà.

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Fuori dal campo è stato una sorpresa continua, in campo è stato una roccia costante.
Già l’inizio, in quella semifinale di Supercoppa a Forlì, con quel recupero lanciandosi a terra ed assist da seduto per la corsa in contropiede di Mobio conclusa con bimane ed antisportivo portato a casa, fu un discreto biglietto da visita; in mezzo mille battaglie in campionato, recuperi, difese folli, passaggi sporcati, triple dall’angolo che facevano saltare tutti in piedi, intangibles.

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Si arriva a Busto Arsizio, alla F4 di Coppa Italia che domina in lungo ed in largo, accanto ad Eboua, suo grandissimo amico ed eletto Pistolero della competizione; l’MVP veniva votato dai giornalisti e non vi dico la soddisfazione di scrivere in maiuscolo su quel bel foglietto “MATTEO PICCOLI” e consegnarlo tronfia manco fosse la tesi di laurea.

Lo vince lui l’MVP, in mezzo all’entusiasmo dei compagni ed agli applausi degli avversari, lo vince lui che lo ritira timidamente, come se fosse perplesso della scelta, lo vince lui che poi si siede in panchina e rimira il trofeo, con un’emozione negli occhi che davvero non si può descrivere.

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Poi ci si rituffa in campionato, poi i playoff, poi quel 3-0/3-1/3-0 che sancisce un dominio assoluto, il poker di vittorie (mai dimenticare il titolo di Campioni d’Italia di Serie A2), la promozione in Serie A1; esplode la festa, il parquet è invaso dai tifosi che vogliono abbracciare e fotografare i propri beniamini… faccio a meno di specificare che una delle code più lunghe per avere una foto era proprio la sua.

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L’anno di A1, partito come decimo, mai un gesto o una parola fuori luogo, allenamenti sempre al massimo, sostegno incessante ai compagni, lo sfruttare ogni minuto in campo dando tutto se stesso, cercando di spingersi oltre ai propri limiti; se devo scegliere due ricordi dico la partita contro Brindisi a fine 2023, una mezza masterclass di atteggiamento, attitudine, voglia e chi più ne ha più ne metta, e la bomba dall’angolo in casa contro la Virtus, solo soletto, piedi a posto e boato successivo da parte di un pubblico che lo ha osannato per due anni senza soluzione di continuità.

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Ricordo alla presentazione al Teatro Ponchielli a settembre che le urla del pubblico avevano coperto la mia voce che annunciava il suo nome.
Ricordo le standing ovation ad ogni, e sottolineo ogni, suo rientro in panchina.
Ricordo le ovazioni solo quando Cavina lo chiamava per andare sul cubo dei cambi.

Onori riservati a pochissimi a Cremona, onori meritatissimi da Matteo.
Oggi siamo tutti un po’ più tristi, siamo tutti un po’ più Piccoli; siamo anche tutti tremendamente orgogliosi di aver ammirato un giocatore così e grati per aver conosciuto un ragazzo d’oro.
Matteo Piccoli entra di diritto nella storia di Cremona e nel cuore dei suoi tifosi, Cremona ed i suoi tifosi entrano di diritto nella scia di affetto che si lascia dietro Matteo Piccoli.

Ciao Matte, e grazie.

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